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Pesca professionale in LOCKDOWN: sfide e tendenze.

Con circa 12000 pescherecci, la flotta italiana è ancora tra le più numerose del Mediterraneo, nonostante sia in calo numerico. La pandemia ha dimostrato quanto siano resilienti e capaci di innovarsi i pescatori, che hanno dovuto adattarsi a nuovi modi di creare sostentamento e garantire un continuo apporto di pregiati prodotti ittici.

Nel 2019 la flotta italiana ha prodotto circa 177000 tonnellate di pesce, con un valore di circa 900 milioni di euro.

L’impatto della pandemia dell’anno scorso si è ripercosso in tutti gli strati del settore, nonostante sia stato permesso lo svolgimento delle attività necessarie durante i diversi periodi di lockdown, in quanto la commercializzazione di specie ittiche derivanti dalla pesca è stata considerata, giustamente, strategica per l’economia nazionale.

Nonostante ciò, le attività di pesca sono state notevolmente ridotte a causa delle limitazioni nei trasporti, nei locali che servivano pesce per la ristorazione e, non da ultimo, per il calo del turismo.

Un report del CREA e NISEA (che puoi leggere cliccando qui) spiega in dettaglio l’impatto della pandemia sul settore della pesca in Italia, e la risposta dei pescatori stessi a questo momento delicatissimo.

Nel GSA 9 (Mar Ligure e Tirreno settentrionale) la situazione è risultata quantomeno incerta già nel mese di marzo, con un blocco quasi totale di tutte le attività. Finito questo periodo critico, le imbarcazioni che sono riuscite a ricominciare a lavorare erano circa il 60% del totale. Situazioni simili si sono verificate in diversi altri settori marini in Italia.

La pandemia ha forzato il settore ittico a trovare soluzioni per limitare i danni, che si sono tradotte in una riduzione dei giorni a mare, una rotazionalità dei pescherecci a cui veniva consentito di uscire, e all’introduzione di rigorose quote massime di pescato in diversi porti, al fine di evitare l’accumularsi di prodotto invenduto. Inoltre, i pescatori hanno cominciato a mirare a specie che vengono abitualmente consumate a casa, e non in luoghi pubblici, dagli italiani, tentando anche di vendere il prodotto saltando gli intermediari, al fine di ottimizzare i guadagni.

Di certo è risultata fondamentale una corretta valorizzazione del prodotto ed essenziale una strategia di marketing volta alla limitazione di sprechi messi in atto anche grazie all’esperienza di consulenti del settore ittico.

Queste misure hanno contenuto, in parte, i danni causati dalla pandemia, che risultano, nonostante i profusi sforzi delle diverse figure coinvolte, comunque notevoli.

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